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IL COLLEZIONISTA
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10/10/1965
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Copertina di Karel Thole |
ERIC FRANK RUSSELL | ||||||||||||||||||||||||
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"Se vi piace la tronfia verbosità dei best-seller con pretese di alta letteratura", scrive Russell presentando questi suoi racconti, "o se ritenete indispensabile che ogni storia racchiuda un profondissimo quanto rimasticato messaggio morale, questo libro non è per voi. Andate via. Sciò!" Il campo di lettura offerto dalla presente raccolta, in effetti, ci guadagnerà parecchio ad essere preliminarmente e perentoriamente sgombrato dai pedanti e dagli snob. Così, se vorremo puramente e semplicemente divertirci, potremo farlo senza tirarci addosso occhiatacce di rimprovero. Ma resteremo ugualmente liberi di sospettare che Eric Frank Russell, oltre a saper costruire le sue storie come pochi, abbia anche lui, malgrado tutto, alcuni messaggi da comunicarci: quello metafisico del Collezionista, per esempio, d'una sbigottita malinconia; o quello, sottilmente scettico, di Una questione d'istinto; o infine quello di Io e la mia ombra, dove malinconia e scetticismo si convertono in un arguto, bonario incoraggiamento a sbrigarsela da sé. Per l'interpretazione di questi eventuali messaggi, comunque, non avremo bisogno di istituire paragoni con Kafka, o con Proust, o con Dio sa chi altro: avremo soltanto da mettere questa antologia, dopo averla letta, tra i libri che hanno qualche cosa dentro, e che una volta o l'altra ci verrà voglia di rileggere.
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